Tra Abruzzo e Molise: in cerca delle tradizioni con i bambini
Transumanza, lavorazioni artigianali, antichi costumi in un itinerario invernale per famiglie tra Abruzzo e Molise in cerca delle tradizioni con i bambini. In vista dell’inverno e delle festività natalizie, qualche bimbo sarà incuriosito dall’arrivo degli zampognari. Che ancora si vedono nella nostre grandi e piccole città. Con il loro folkloristico costume fatto di mantello nero, cioce ai piedi e cappellaccio a nastri, sono perfetti per attirare l’attenzione.
E allora raccontiamo ai bambini le storie legate alle belle tradizioni italiane. Gli zampognari partono da due regioni, l’Abruzzo e il Molise, tra le più legate alle tradizioni popolari. Il loro cammino rituale nel mese di dicembre deve ricordare il cammino dei pastori verso la grotta al seguito della cometa.
E il mondo dei pastori rivive anche nella tradizione della transumanza. Lungo i famosi “tratturi”, si svolgevano imponenti spostamenti stagionali di uomini e greggi su percorsi secolari tracciati tra i monti e la pianura. Dagli alpeggi montani, del Gran Sasso, del Matese, dei Monti della Laga, si scendeva alle acque del “verde” Adriatico, alle pianure pugliesi.
Certo, non è facile oggi immaginare quella cultura errabonda della transumanza, con le sue regole ferree, le soste obbligate, belati e scampanii. Per scoprirla si può andare a visitare con i bambini qualche bellissimo borgo dell’Abruzzo e del Molise.
Castel del Monte, tra i borghi più belli d’Italia, a 1400 metri di altezza, alle pendici del Gran Sasso, offre un incantevole centro storico ancora intatto. E’ il cosiddetto Ricetto, creato verso il XII secolo per chiudersi al sicuro davanti alle invasioni barbare. Vicoli e vicoletti, sporti e sottopassaggi, scalinate e portali in pietra con stemmi scolpiti.
Tra le chiese, S. Marco, anche questa di origine medievale, merita una visita. Ai piedi della grande torre quadrata, che è il vero e proprio simbolo di Castel del Monte, la chiesa domina il borgo, quasi proteggendolo. Ma soprattutto andremo a visitare con i bambini il “Museo Etnografico” sorto in 5 strutture, dedicato agli usi e ai costumi della gente “castellana”.
Qui si scoprirà e si imparerà tanto sull’attività dei pastori, la lavorazione della lana, le tradizioni religiose, gli arredi d’epoca, i forni a legna della comunità. E si osserveranno con stupore le maglie grossolane, le giacche di feltro, i cappelli flosci tipici dei pastori. Un bel Museo del Costume ci attende anche in Molise a Frosolone, un borgo di montagna.
La signora Vincenzina ci riceverà, orgogliosa di mostrare i tesori di famiglia: capi del corredo, biancheria e lenzuoli ricamati con i simboli della fedeltà, i costumi delle feste, i gioielli del fidanzamento e del matrimonio, gli strumenti del lavoro casalingo e della cucina. Cell 3687372574.
Ma a Frosolone c’è un’altra bella sorpresa che incuriosirà piccoli e grandi. E’ il “Museo dei Ferri Taglienti”, piccolo intrigante museo dove si rivivono proprio i ricordi della transumanza, di lunghe soste negli alpeggi, di lavori nei campi. Qui sono conservati centinaia di oggetti di valore storico recuperati tra gli appassionati e tra gli eredi dei lavoratori delle forbici e dei coltelli.
Infatti Frosolone era famosa per aver sviluppato l’arte della forgiatura nei secoli e l’ha tramandata fino a oggi attraverso quei fabbri/coltellinai disposti a darci esempio della lavorazione nelle botteghe ancora attive. Pare addirittura che l’arte della produzione di lame a Frosolone risalga al dominio longobardo, quando il paese viveva soprattutto di agricoltura e pastorizia e quindi richiedeva attrezzi da lavoro taglienti, forgiati alla perfezione.
E nel corso dell’800, per merito dei fratelli Fazioli, che arrivarono a esporre i propri prodotti all’Esposizione artigiana di Napoli, conquistando la medaglia d’argento, la fama dei coltellinai di Frosolone si diffuse nel mondo. Nel Museo, bellissimi i pezzi più originali, come una serie di lame da taglio militari fornite dalle sovrintendenze di numerose regioni italiane.
Ma l’attenzione dei bambini in viaggio sarà attirata soprattutto dai pugnali d’epoca, i bastoni “animati”, spade e baionette. Alcuni sono veri capolavori di artigianato, pezzi unici, forgiati, intagliati, incisi, secondo le regole e i segreti di un’arte secolare. Senza dimenticare che talvolta si può anche assistere alla lavorazione diretta delle lame con incudine e martello da parte di un vecchio fabbro, orgoglioso della sua arte.
Se poi vogliamo scoprire con i bambini anche i sapori tradizionali, niente di meglio che andare per forni e pasticcerie. Ad esempio a Macchiagodena, dove ci attende il forno a legna De Cesare Anna Lucia, aperto 25 anni fa, che ha conquistato nel 2013 il premio Roma per i panifici tradizionali: medaglia d’oro per il pane con i pomodori secchi, medaglia d’argento per i cantucci del Matese, e medaglia di bronzo per il pane con le noci. Cell 3339758383.
Il Panevo, invece, panettone con olio extra vergine di oliva, è il prodotto di punta di Ricci, fornai /pasticceri di Montaquila. Il segreto? lunghissimi tempi di lavorazione e lievitazione che possono arrivare anche a 4 giorni totali dalla prelievitazione al confezionamento.
L’anima del Panettone, racconta Mattia, l’innovatore della famiglia, ormai alla terza generazione, è il “lievito madre” che ha quasi 50 anni, è praticamente nato insieme all’azienda ed è quello che garantisce profumi e sapori unici al prodotto. La canditura della frutta e delle scorze viene fatta in azienda in modo naturale e senza solfiti aggiunti.
Si può andare anche nei mulini, assistere alla lavorazione e scegliere i prodotti appena confezionati: così da Cofelice di Matrice. Tel. 3271003550. E come perdere i magici Confetti Papa della Dolceamaro di Monteroduni? 50 anni di storia per conservare ricette e qualità: nella frutta secca ricoperta di cioccolato, chicchi di caffè, cereali, dragée confettati, macarons coloratissimi.
Testo e foto di Franca D.Scotti