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Lecce: magica come una favola

Andare a Lecce con i bambini

E c’è la maestosa scenografia delle costruzioni in pietra leccese. Le facciate di palazzi e chiese del centro storico sono così cesellate da far sospettare la presenza di un grande artigiano che in tempi antichi ha minuziosamente disegnato questa bella città. E poi c’è tanta luce a illuminare le incantevoli passeggiate mano nella mano con i bambini. Anche se poi sarebbe meglio farli scorrazzare liberi e in lungo e in largo alla ricerca di nuove occasioni di magia e divertimento.

Città esuberante come i bambini

Sì, Lecce è una città per bambini perché conserva la stessa esuberanza. Le piazze e gli edifici sembrano l’allestimento scenico di un teatro cittadino a cielo aperto. Balconi, finestre, mensoloni, portici, colonne, doccioni e logge: ogni centimetro di pietra è costruito con estrema cura e il risultato finale lascia a bocca aperta per armonia, simmetria, splendore e desiderio di entusiasmarsi.

Proprio come quello che provano i bambini che infatti qui sono a proprio agio fino al punto che, catturati da tutte queste decorazioni finiscono per camminare per Lecce con il naso all’insù. Per poi portarlo all’ingiù quando occorre dare un deciso morso al pasticciotto comprato in uno dei tanti laboratori artigianali del centro storico. Tra Piazza Sant’Oronzo e Piazza del Duomo, genitori e bambini sono i primi attori di un teatro barocco in cui le luci sono sempre accese.

Perché se di giorno c’è il sole a illuminare la scena e a nascondersi solo per poche giornate all’anno, di sera si accendono quelle delle tante dimore che danno l’idea di essere entrati nel castello di una fiaba. Palazzo Rollo, ad esempio, affacciato proprio sul campanile del Duomo, fa spalancare bocche e occhi degli ospiti con i suoi pavimenti a mosaico, i salottini che precedono ogni stanza e i divani di velluto.

Ecco perché per apprezzare i colpi di scena di Lecce non bastano due giorni di vacanza in famiglia. Ne servono almeno tre, o forse quattro e anche di più per andare alla scoperta delle tradizioni del Salento: il mare è distante solo 12 chilometri e le masserie tutte attorno permettono ai bambini di partecipare ai laboratori all’aria aperta, come la raccolta della frutta e la realizzazione delle marmellate, la coltivazione dell’orto e il riconoscimento delle verdure in base alle stagioni.

Il mascherone da guardare negli occhi e le colonne da abbracciare

Sono due le piazze da evidenziare con il circoletto rosso nell’itinerario di viaggio. La prima è Piazza Sant’Oronzo, culla della vita pubblica della città e chiusa al traffico e quindi adatta per lasciare liberi i bambini di saltellare di qua e di là. Per poi invitarli a osservare il Leone che abbellisce il portale della piccola Chiesa di San Marco, le grandi finestre di vetro del Sedile, l’antica casa dei governanti della città dove venivano prese le decisioni più importanti, i resti dell’Anfiteatro Romano, il più grande di Puglia proprio nel cuore della città, che altro non è che un antico stadio dove si radunavano migliaia di persone a fare il tifo per i propri beniamini, allora come oggi.

E naturalmente l’imponente Colonna di Sant’Oronzo, sulla cui sommità il santo patrono di Lecce saluta e benedice tutto e tutti. Ecco poi la grande Piazza del Duomo con il suo doppio colpo di scena. Si accede solo percorrendo un anonimo vicoletto molto stretto che non lascia immaginare la sorpresa che attende i visitatori. L’effetto meraviglia per grandi e piccoli è assicurato. E quella che si vede non è la vera facciata del Duomo. Per quanto sia esaltante nel suo stile barocco, è solo la porta d’ingresso della navata laterale della Chiesa. La vera facciata è un’altra ed è laterale e si guadagna alla vista solo dopo questa mini caccia al tesoro.

Per i bambini Lecce è quindi una città elettrizzante perché possono giocare un ruolo da protagonisti ed è frequente sorprenderli in una di queste piazze o di fronte ai ricami di pietra della Basilica di Santa Croce, mentre guardano dritto negli occhi un mascherone, sorridono a un puttino che saltella sulla facciata, indicano un ramo di acanto che decora il pozzo nel Palazzo del Seminario o abbracciano una colonna tortile come segno di felicità.

A Lecce, dal Museo della Cartapesta ai golosi pasticciotti

Dame, cavalieri e uomini comuni, la città di Lecce ha vissuto alla grande gli anni del Medioevo e il Castello di Carlo V, a pochi passi da Piazza Sant’Oronzo, è lì a ricordarlo a tutti. Con due particolarità: la presenza del Museo della Cartapesta e l’organizzazione di decine di laboratori per bambini. Il Museo mette in mostra l’abilità dei più importanti cartapestai leccesi con la raffinata arte a base di carta, paglia, stracci, colla e malta che ha reso celebre Lecce.

I laboratori sono condotti solo da archeologi e storici dell’arte qualificati e con esperienza nel campo della didattica e della ricerca sul campo. Avvicinano alla tradizione locale con il gioco, lo sviluppo della manualità e le visite guidate di Lecce o del Castello di Carlo V che diventa perciò il nuovo amico dei bambini. Vale quindi la pena fare un salto al Museo provinciale Sigismondo Castromediano, il più antico della Puglia, perché accanto alla ricca collezione di reperti archeologici provenienti da tutta la regione con cui conoscere la vita dei nostri antenati, sono presenti interessanti tintinnabula.

Si tratta di giocattoli per bambini in terracotta a forma di animali che contenevano una campanellina tintinnante. E sempre all’interno del museo sono organizzate giornate per famiglie e laboratori per bambini. Liberrima Kids è quindi qualcosa in più di una semplice libreria per ragazzi. Si trova in un palazzo barocco affacciato su una corte settecentesca nel cuore del centro storico di Lecce, e organizza incontri, giochi-laboratori con i bambini, cene letterarie, cene concerto e degustazioni.

E quando c’è da recuperare le forze ci sono due modi. Il primo è rilassarsi ai Giardini Pubblici, ampolla verde ben tenuta con due aree giochi per bambini. Già conosciuta dai leccesi come La Villa, si trova sul lato opposto del Palazzo del Governo, oggi sede della Provincia, e quindi in pieno centro storico. Il secondo modo per guadagnare energie è affondare i denti su una delle tante delizie, a iniziare dalla confettura di mele cotogne e dai pasticciotti, dolce tipico del Salento, cofanetti di pasta frolla con crema pasticcera.

Poi ci sono le pittule, le tipiche frittelle dei giorni di festa di fine anno, spesso servite nei ristoranti come antipasto, accompagnate da cozze, cime di rapa, pomodori e dadini di mozzarella. Sono buone caldissime, ancora meglio se affiancate da un calice di vino salentino (naturalmente solo mamma e papà). Anche se poi, a dirla tutta, a Lecce e nel Salento le pittule si gustano già a novembre in occasione della festa di San Martino.

D’altronde, come resistere alle cose buone? Proprio il periodo di fine anno è quello strategico per assaporare le specialità della tradizione, quelle tramandate dalle nonne e quindi uniche e irripetibili altrove. Ci sono le cartellate, spirali di pasta dolce fritte e poi immerse nel vino cotto. La forma ricorda una rosa ma la tradizione le associa anche all’aureola di Gesù Bambino. Le occasioni per gustarle sono tante, perfino mentre si fa shopping alla Fiera di Santa Lucia o a quella dei Pupi in Piazza Sant’Oronzo. Ma che dire dei purceddhuzzi, piccole palline fatte con un impasto simile alle cartellate e aromatizzato agli agrumi? Sono fritte, passate nel miele riscaldato e infine cosparse di zuccherini.

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Di festa in festa, dalla Fiera dei Pupi ai cortili aperti

La tradizionale Fiera dei Pupi a Lecce vanta sette secoli di storia e rappresenta uno dei principali richiami per le famiglie al di là del tradizionale periodo estivo. Maestri pupari di ogni epoca si mettono in mostra con stand e bancarelle per esporre i frutti delle specialità abilità, oggi come in passato. Il legno, la creta e la cartapesta sono i materiali modellati per realizzare i cosiddetti pupi ovvero i personaggi che animano i presepi. Le tecniche utilizzate sono quelle più antiche e tramandate di generazione in generazione.

I risultati sono davanti agli occhi di tutti, tra le architetture barocche del Duomo e di Piazza Sant’Oronzo, addobbate per i giorni di festa. Massaie intente a fare il bucato o a preparare il pane, fabbri al lavoro, fornai o simpatici pastori, ma anche palmizi, ruscelli, capanne, animali da cortile, personaggi raffiguranti arti e mestieri dell’epoca, sono realizzati con minuzia e attenzione da questi abili artigiani salentini che propongono tutti gli anni la vendita delle proprie creazioni a mo’ di prezioso souvenir per addobbare la casa e catturare la fantasia dei bambini.

Di festa in festa per famiglie, ecco la focara ovvero il falò che viene acceso a gennaio nella piazza principale di Novoli, la tradizionale Pasquetta Lu Riu dei leccesi, il Festival del Cinema Europeo in primavera, il Maggio Musicale Salentino, i Cortili Aperti nell’ultima domenica di maggio con visite guidate per farsi raccontare le storie dei palazzi e delle famiglie che li hanno abitati, la Fiera di Sant’Oronzo a fine agosto con tanto di luminarie e la Fiera natalizia di Santa Lucia.

Le suore dei dolci, l’esperienza del cuore

Da un colpo di scena all’altro, Lecce è sia la città in cui un suonatore di tamburello coinvolge gli ospiti del suo agriturismo a scatenarsi con musiche, danze e canzoni. Ma anche quella in cui le monache benedettine preparano la pasta di mandorle e senza vedere ed essere viste servono il vassoio con l’ordine attraverso la cosiddetta Ruota. Succede al Convento di San Giovanni Evangelista e l’esperienza è così coinvolgente e partecipata che tutte le volte occorre mettersi ordinatamente in fila e attendere il proprio turno.

Questa è un attività artigianale che va avanti da oltre tre secoli e, come spiegano le suore dei dolci (così come sono conosciute a Lecce), modellando con dolcezza e delicatezza la pasta morbida e luminosa, consegnano un messaggio di bellezza e narrano ai bambini e ai loro genitori di terre di mandorli in fiore, sole e tradizioni custodite, salvate e donate. Ai centesimi d’euro che tintinnano sul piano di legno della ruota si accompagnano richieste di preghiera, piccole invocazioni ed esclamazioni in un gioco di voci che scalda il cuore e viene custodito nel cassetto dei ricordi.

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Un po’ stanchi? La città si visita in risciò

Esiste un’alternativa in più per visitare Lecce, soprattutto se le piccole e grandi gambe sono un po’ stanche. O semplicemente per osservare la città in un modo insolito e ascoltare storie e aneddoti raccontati dalle giovani guide. Si tratta del giro in risciò della durata di una, due o tre ore. A dirla tutta, Velo Service propone anche le tradizionali biciclette e gli innovativi segway, mezzo di spostamento a metà strada tra un monopattino e uno scooter elettrico, utile soprattutto per gli spostamenti urbani. Ma non cambia la sostanza perché alla visita delle caratteristiche stradine del centro storico e alla scoperta di vestigia romane, chiese barocche e splendidi scorci, si affianca la degustazione di prodotti tipici: salumi e formaggi per mamma e papà, un buono e sano gelato artigianale per i bambini. E per tutti puccia, frisa e pasticciotto.

Immagini: Stefano Monteleone